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Pandemia e adolescenza. Che cosa ne pensano i giovani?

Pubblicato il 11 Marzo 2021

Che cosa ne pensano i giovani? Gli adulti se lo chiedono spesso: che cosa pensano i ragazzi e le ragazze, spesso protagonisti della cronaca, di tutto quello che accade, di tutto ciò che si sente e si vede? E qual è il loro ruolo nella lotta contro la recente pandemia?

In occasione di un incontro tra gli adolescenti che frequentano i doposcuola ASAI di San Salvario e Barriera di Milano, gli educatori hanno proposto alcuni post e commenti “sui giovani d’oggi” presi dai social e scritti da adulti. Da questo primo spunto sono nate riflessioni e opinioni: ecco che cosa ne pensano i giovani! I tirocinanti Filippo e Giorgia hanno raccolto i loro pensieri.

«Una premessa: la difficoltà dell’attuale emergenza non è relativa solo alla questione della gestione economica e del monitoraggio dei contagi, ma anche a un cambio netto nella quotidianità, che ha messo l’accento ancora una volta sul significato del termine “benessere”, sulla possibilità di stare bene, sulle libertà che davamo per scontate e che si sono rivelate fragili.

Dice Maram (nome di fantasia): “Mai ci saremmo aspettati di dover affrontare lunghe notti di studio, cuori infranti, incomprensioni con i genitori per un stasera non esci. Non eravamo preparati a fronteggiare una pandemia mondiale e, da quando il virus si è insinuato nelle nostre vite, la nostra quotidianità, fatta di musica nelle cuffie alla fermata della metro, uscite con gli amici dopo la scuola e lezioni scandite dal tanto atteso suono della campanella, è cambiata all’improvviso. Così ci siamo dotati di determinazione per affrontare al meglio la situazione, che non ha risparmiato momenti di sconforto e dolore: viviamo con un perenne senso di incertezza e con tante ferite”.

Alza la mano Adam: “I social, il computer e lo smartphone sono utili alle relazioni umane ma anche e soprattutto alla nostra istruzione. La DAD non è semplice, ho sempre il dubbio di avere il computer scarico, o di non avere la connessione. Le lezioni si svolgono davanti allo schermo: provo a restare concentrato per non perdere nessuna slide del prof, a volte cerco lo sguardo del mio compagno di banco e ci scappa da ridere, anche se non possiamo”.

Come sappiamo, la didattica a distanza è un cambiamento radicale per gli studenti: accanto alle potenzialità del mezzo, ha evidenziato la diseguaglianza dell’accesso all’apprendimento, l’assenza di relazioni in presenza, la difficoltà nel mantenere l’attenzione. Per gli adolescenti è difficile rinunciare a momenti aggregativi, eppure dichiarano che anche loro stanno facendo la loro parte. Secondo Gabriele “non poter svolgere allenamenti sportivi di gruppo, uscire per andare al parco o al cinema, sono solo alcuni dei piccoli e grandi sacrifici che abbiamo fatto e continuiamo a fare. Sarebbe utile organizzare conferenza e lezioni all’aperto, o visite a piccoli gruppi in teatri e musei, oppure avere mezzi di trasporto dedicati agli studenti.”

L’impegno di ciascuno è riconosciuto come fondamentale, in quanto il periodo richiede la partecipazione di tutti, adulti e adolescenti, istituzioni e famiglie. In questi mesi i ragazzi si sono sentiti spesso “accusati” di non avere compreso la complessità della situazione. Dalla discussione, invece, è emersa la consapevolezza delle proprie responsabilità, nonostante il grande sforzo richiesto. “Noi adolescenti speriamo di tornare presto alla normalità”, dice Anita, “che, comunque, sarà una normalità nuova, tutta da inventare”.»

A cura di Giorgia e Filippo, tirocinanti, e delle ragazze e dei ragazzi dei doposcuola superiori di Barriera e San Salvario

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