Le nostre domande per Torino
Pubblicato il 30 Ottobre 2025
Come associazione che da trent’anni lavora con e per gli adolescenti, sentiamo il dovere di interrogarci in merito ai fatti di lunedì 27 ottobre 2025 che hanno coinvolto gli studenti e le studentesse del Liceo Einstein. Lo facciamo con alcune riflessioni che condividiamo pubblicamente con il Sindaco di Torino, l’Assessorato alle Periferie e progetti di rigenerazione urbana, politiche educative e giovanili, materie relative all’Istruzione, l’Assessorato alla Legalità e sicurezza, e con i cittadini e le cittadine.
Come la Città risponde a un episodio che coinvolge studenti e Forze dell’ordine racconta molto del rapporto che sta costruendo con i giovani e la comunità.
In particolare ci stanno a cuore alcune domande.
Che cosa intende la Città quando parla di protagonismo giovanile?
Noi adulti parliamo spesso di voler favorire il protagonismo giovanile e ci preoccupiamo del ritiro sociale degli adolescenti che a volte ci appaiono “passivi” o “fragili”. Eppure, quando scendono in piazza o prendono posizione in altre forme, sminuiamo le loro azioni e temiamo la loro voce. Spesso promuoviamo un protagonismo di facciata: qualche giovane viene messo per un momento al centro della scena a interpretare un copione scritto da altri.
Siamo pronti a fare spazio alle nuove generazioni? In che modo?
Ci interessa davvero l’espressione giovanile? Intendiamo tutelarla o reprimerla?
A volte come adulti ascoltiamo poco, spesso con sufficienza, e non creiamo spazi in cui i ragazzi e le ragazze possano dire ciò che pensano a interlocutori interessati e disponibili a interventi nei territori basati su bisogni reali. In alcune situazioni, la voce dei ragazzi sembra essere un problema da contenere o reprimere, anziché una risorsa da valorizzare.
Che società è quella che risponde con il manganello al posto dell’ascolto? L’Amministrazione comunale che cosa pensa della repressione violenta nei confronti di studenti che prendono posizione di fronte a intimidazioni e provocazioni? E come è possibile che volantinaggi politici vengano scortati e tutelati dalle Forze dell’ordine?
Che modello di scuola vogliamo sostenere?
Quale scuola stiamo costruendo? Un luogo aperto al confronto o un posto in cui l’apprendimento è separato dalle questioni reali che attraversano la vita dei ragazzi – identità, affettività, impegno civile, fragilità, disuguaglianze? Ci sta a cuore la capacità dei giovani di agire e di essere indipendenti nel pensiero e nelle scelte, o preferiamo un’omologazione verso la passività e la non partecipazione?
I valori della democrazia e dell’antifascismo sono ancora fondanti per Torino, medaglia d’oro della Resistenza?
Osserviamo con preoccupazione comportamenti che si collocano sempre più spesso in un’area grigia, vicina alla legittimazione dell’odio e della prepotenza. Ci sono narrazioni costruite ad hoc, come quella sulla “cultura maranza”, che stigmatizzano i ragazzi e le ragazze più giovani, gli abitanti delle periferie, le famiglie con un vissuto migratorio. Invece di approfondire le reali questioni sociali, distorcono i problemi per cercare un nemico pubblico.
Ci arrendiamo a una società che costruisce muri e alimenta paure? Oppure promuoviamo una comunità basata sulla convivenza, il confronto e la fiducia reciproca?
Con questa lettera aperta, chiediamo alla Città delle prese di posizione chiare. Al contempo auspichiamo un confronto reale, continuativo e reciproco tra giovani e Istituzioni, che favorisca la partecipazione concreta delle nuove generazioni, con benefici per l’intera comunità.
Una società che ha paura dell’espressione dei suoi giovani è una società che ha smesso di crescere. Vogliamo continuare a crescere insieme, con i ragazzi e le ragazze davvero al centro.
Associazione ASAI




